Cronaca

Napoli, donna bulgara morta in ospedale: da 7 mesi è in obitorio e non può essere sepolta

Lidiya, donna di 66 anni bulgara, morta in ospedale a Napoli più di sette mesi fa ancora non è stata sepolta e si trova nella cella frigorifero nell’obitorio dell’Ospedale del Mare. La 66enne si è spenta nel reparto rianimazione di Ponticelli e da allora nessuno ne ha reclamato il corpo.

Napoli, donna bulgara morta in ospedale: da 7 mesi è in obitorio

Il 20 settembre, quindi 6 mesi dopo il decesso di Lidiya, il direttore dell’ospedale ha scritto una lettera al sindaco e alla polizia mortuaria: “Ad oggi non sono emersi riferimenti familiari e/o parenti della defunta e dal punto di vista economico non sono emerse forme reddituali. Il nostro servizio sociale ospedaliero dichiara il presunto stato di indigenza rinviando le procedure di competenza per poter procedere quanto prima alla tumulazione, sia per motivi igienico sanitari in quanto la salma giace tuttora presso la morgue di questo ospedale, sia per garantire una dignitosa sepoltura”.

Insomma, serve qualcuno che in Comune dia l’ok. In principio è stata necessaria una “indagine socio economica”. Si chiama così. I servizi sociali dell’Asl scoprono che “dal 9 luglio 2021” quella donna bulgara morta a Napoli “era iscritta nell’anagrafe di Casalvecchio di Puglia, provincia di Foggia, poi emigrata a Castelnuovo della Duania”.

Viene contattato il Comune pugliese e all’indirizzo di residenza della donna vi e è una anziana signora alla quale Lidiya faceva da badante. “Al momento della visita la signora — scrivono da Foggia non aveva più alcuna notizia di Lidiya”. Da Castelnuovo fanno sapere che “rendite, stipendi o pensioni non sono noti”.

La ricerca dei parenti

Il 4 maggio poi parte la richiesta all’ambasciata della Bulgaria alla ricerca di parenti. Il 30 maggio dal ministero Affari interni bulgaro rispondono che “non sono stati trovati eredi diretti viventi”. L’Asl sollecita l’ambasciata a luglio, serve una autorizzazione per il funerale.

Il seguito il 12 settembre dell’ambasciata riferiscono: “Vi informiamo che l’ufficio consolare presso l’ambasciata della Repubblica di Bulgaria a Roma non ha alcun diritto legale di rilasciare il permesso per la sepoltura dei cittadini bulgari deceduti, senza l’autorizzazione dei loro parenti in vita”.

Dunque il 13 ottobre l’ospedale contatta direttamente il servizio cimiteri del Comune che risponde: “Si rimanda all’ufficio Stato civile, l’unico soggetto titolato al permesso di seppellimento necessario per il materiale prelevamento della salma”. Senza parenti, indigente, è il Comune che deve farsi carico.

Ma l’ufficio Cimiteri del Comune aspetta il via libera dai colleghi dell’ufficio Stato civile. “È un caso sui generis — spiegano da piazza Municipio — Ma capita quando si inceppano alcuni passaggi. Non si può risolvere con una telefonata. Nel senso che l’ospedale deve produrre tutti i documenti all’ufficio Stato civile. Ma deve recarsi qualcuno di persona che rappresenti l’Asl, perché deve essere identificato il richiedente”.

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