Cronaca

La visita di Papa Francesco a Napoli: “Presto tornerò da voi”

Papa Francesco ha anticipato il rientro ma promette che «ci rivedremo presto». Il Santo Padre si è recato a Napoli per chiudere il convegno organizzato dalla sezione San Luigi della facoltà teologica dell’Italia meridionale.

Il Papa tornerà a Napoli

È arrivato puntuale a Napoli a bordo di un’auto di piccola cilindrata, ben lontana dal macchinone di rappresentanza che ci si sarebbe potuti aspettare. All’ingresso della facoltà tirata a lucido, dove sono ancora in corso i lavori di una imponente ristrutturazione, lo ha aspettato il cardinale Crescenzio Sepe con il decano Pino Di Luccio, motore dell’evento, al quale è affidata anche l’introduzione ai lavori della seconda e ultima giornata del convegno, quella delle «proposte», dei fatti che superano le parole, della concretezza che segue l’analisi.

I discorsi di Bergoglio

Papa Bergoglio ha impostato tutto il suo complesso ragionamento sulla necessità di une teologia del «dialogo con la società, le culture e le religioni». Una teologia in grado di costruire «la convivenza pacifica di persone e popoli». E, su questo, il pontefice non ha dubbi: «Il Mediterraneo è matrice storica, geografica e culturale dell’accoglienza praticata con il dialogo e con la misericordia». Qui si inserisce ancora la città che ospita il convegno, qui il Papa esalta la «ricerca teologica» ispirata ai principi elencati, su cui «Napoli è esempio e laboratorio speciale».
Una patente e un riconoscimento alla città, come luogo di accoglienza e dialogo. La Facoltà teologica napoletana viene citata nel ricordo di due suoi studenti, che hanno fatto della «nonviolenza orizzonte e sapere sul mondo». Due nomi. Uno è don Giuseppe Diana, il parroco di Casal di Principe ucciso dalla mafia-camorra dei Casalesi. «Giovane parroco che pure studiò qui» lo descrive Papa Bergoglio.

E poi fa un secondo nome, altro studente nella Facoltà teologica napoletana: Giustino Russolillo, sacerdote nato a Pianura, oggi quartiere napoletano e allora Comune, nel 1891. Russolillo è stato proclamato beato, fu parroco di Pianura e fondatore dei Vocazionisti.
«Ci aiuta e incoraggia la loro memoria» dice il pontefice, riferendosi a don Diana e al beato Russolillo. E la loro citazione è occasione per un altro inserimento di un fuori testo. «Artigiani di pace» sono stati don Diana e il beato Russolillo, come lo fu Martin Luther King. E la pace si costruisce anche con l’ascolto e con la comprensione per gli altri. Così, a braccio, spiega il pontefice: «Vorrei nominare una sindrome pericolosa che è la sindrome di Babele. Noi pensiamo che significhi non capire quello che l’altro dice, ma è invece non ascoltare quello che l’altro dice e pensare che abbia detto qualcosa che non dice. Questa è la peste». L’incomunicabilità, la poca predisposizione a capire e ad ascoltare. Papa Bergoglio li considera atteggiamenti negativi, contrari alla pace e contrari a chi alla pace e alla carità dedicò la sua vita. Anche a Napoli e anche in Campania.

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