Cultura ed Eventi

Toni Servillo in Biblioteca Nazionale, tra teatri di Napoli e Sorrentino

NAPOLI. Tanti aneddoti e storie interessanti, ma anche appuntamenti da non perdere in giro per il capoluogo campano. L’attore Toni Servillo torna ad abbracciare la sua città e lo fa alla grande. Durante l’incontro col pubblico nella Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III”, l’apprezzato interprete di numerose opere teatrali e cinematografiche si è lasciato andare a diversi aneddoti sulla sua carriera, ma ha parlato anche dei prossimi appuntamenti che lo vedono impegnato in città.

Le parole di Servillo

«Quest’anno recito a Napoli in tre teatri diversi, il Diana, il Trianon e il San Carlo. Non potrei desiderare di meglio: è come fare una passeggiata dal Vomero, a Forcella, a Chiaia».

«Io non dico neanche che esiste un mio teatro – ha affermato – sono solo uno che si mette al servizio degli autori che ama e che cerca di trasmetterlo al pubblico».

Poi Toni Servillo ricorda «gli inizi a Caserta, che ancora oggi è una città fanalino di coda della cultura, dove io vivo tuttora. Una città che quando io ho iniziato aveva un festival importantissimo come “Settembre al Borgo”. Inoltre una città che mi lega all’amico Franco Carmelo Greco (docente di Storia del teatro moderno e contemporaneo alla Federico II, ndr), con cui ci si poteva abbeverare di cultura teatrale».

«Oggi compie 30 anni Teatri Uniti – continua l’attore – e con quel gruppo nato nel 1987 ho iniziato a portare in scena Eduardo con Leo De Berardinis».

Infine i successi al cinema, che lo hanno consacrato a livello internazionale: «L’occasione fu con L’uomo in più di Paolo Sorrentino, co-prodotto da Teatri Uniti. Lo ammetto: questa relazione cinema-teatro è forte, ma non ho mai considerato il teatro come l’anticamera del successo per il cinema».

«Nel monologo di Andreotti, detto dello stragismo – ricorda Servillo, Paolo si avvicinò e mi disse in dialetto “pruova a farlo comme faje “Rasoi” (lo spettacolo-manifesto di Teatri Uniti, ndr). Ecco, quella era la dimostrazione che lui aveva visto attentamente la pièce».

Qui l’indimenticabile monologo di Toni Servillo nei panni di Giulio Andreotti nel film Il divo:

 

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