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Chi è il nuovo vescovo di Napoli, la vita di Domenico Battaglia

Chi è il nuovo vescovo di Napoli? La scelta di Papa Francesco è caduta su monsignor Domenico Battaglia, 57enne originario di Satriano

Napoli ha un nuovo vescovo. La scelta di papa Francesco è caduta su monsignor Domenico Battaglia, 57 anni, originario di Satriano in provincia di Catanzaro, dal 2016 vescovo di Cerreto Sannita-Telese- Sant’Agata dei Goti in Campania.

Subentra al cardinale Crescenzio Sepe, 77 anni, alla guida della diocesi partenopea dal 2006. L’annuncio è stato dato alle 12, nel giorno in cui la Chiesa festeggia la Madonna di Guadalupe, in contemporanea dalla Sala Stampa vaticana e dalla Curia napoletana.

Chi è il nuovo vescovo di Napoli? La vita di Domenico Battaglia

Nato il 20 gennaio 1963 a Satriano, provincia e arcidiocesi di Catanzaro, Domenico Battaglia – che per molti dei suoi amici calabrese è rimasto solo don Mimmo – ha svolto gli studi filosofico-teologici nel Seminario “San Pio X” di Catanzaro. Ordinato sacerdote il 6 febbraio 1988, è stato Rettore del Seminario Liceale di Catanzaro, parroco della Madonna del Carmine a Catanzaro, Direttore dell’Ufficio Diocesano per la “Cooperazione Missionaria tra le Chiese”.

Dal 2000 al 2006 è stato Vicepresidente della Fondazione Betania di Catanzaro (opera diocesana di assistenza-carità) e fino al 2015 ha ricoperto l’incarico di Presidente nazionale della Federazione Italiana delle Comunità Terapeutiche. E’ il 24 giugno del 2016 quando Papa Francesco lo nomina vescovo a Cerreto Sannita, Telese e Sant’Agata de’ Goti in sostituzione di Michele De Rosa, che aveva raggiunto i limiti d’età. Proprio come Sepe, cui però il pontefice aveva concesso più dei 24 mesi di proroga come si usa, spesso, con i titolari di grandi diocesi.

Conosciuto come il “prete degli ultimi”, il vescovo Battaglia è amico di don Luigi Ciotti, e con don Virginio Colmegna, altro simbolo della Chiesa che sta tra i dimenticati, ha scritto “I poveri hanno sempre ragione”, testimonianza di due pastori che onorano la loro scelta di vita e di fede essendo presenti tra le sofferenze e l’emarginazione di chi è rimasto indietro.

L’immagine di una Chiesa di costante e quotidiana prossimità , che a Napoli conta presenze forti oltre che carismatiche, sacerdoti che hanno fatto della loro missione tra gli invisibili la cifra dell’impegno spirituale e della militanza sociale.

Lo scorso aprile, da vescovo a Cerreto, aveva colpito la sua importante lettera pastorale sulle conseguenze del coronavirus. Un’emergenza, scriveva Battaglia, che “ha messo a nudo la fragilità di questo nostro mondo, l’inconsistenza di ciò in cui pensavamo di aver trovato la chiave risolutiva di tutti i nostri problemi, la gracilità di quell’economia, che sia a livello locale, sia a livello globale, è stata ritenuta l’unica meta ed è stata vista e osannata come l’unica via, che al di fuori di ogni regola, porta l’umanità verso la felicità sulla terra”.

E aveva rilevato come ormai il Covid-19 avesse provocato sofferenza, e messo tutti in esilio a casa propria, “anche i manager e i detentori delle grandi finanziarie internazionali, quelle che vedono oggi morire migliaia di uomini e pur tremando per il futuro dei propri profitti, non vogliono allargare i cordoni della borsa. Non lo sanno fare: hanno finora vissuto solo per se stessi e per il loro denaro. La statua d’oro è preziosa ma dura e insensibile come il loro cuore”.

La lettera di Battaglia

“Verrò tra voi come fratello tra i fratelli, accogliendo con gioia la doverosità del mio servizio a voi, porzione di popolo di Dio conosciuta in tutto il mondo, Napoli, incrocio di bellezza e di ricchezze umane all’ombra del Vesuvio. Con la sua complessità e i suoi evidenti problemi, alcuni antichi e altri nuovi, rappresenta il vero tesoro del nostro Sud, con i suoi limiti e le sue possibilità.

La capacità di resistere, reggendo per così dire anche al crollo di molte speranze, che trovo simile a quella della mia gente di Calabria, è la vostra e la nostra risorsa più grande. Accanto al desiderio di questa umanità che vuole rialzarsi, ci sono tanti che sperano e lottano ogni giorno per la giustizia, l’onestà, l’uguaglianza e la preferenza verso i più deboli ma anche per la mancanza del lavoro che rimane la vera piaga di questa nostra società. Con questa speranza, con questa forza, desidero venire tra voi e condividere la vita e il cammino della nostra fonte battesimale”.

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