Inchiesta

Quali sono i clan di camorra più potenti della zona di Arzano | La storia e i protagonisti, il clan della 167

Quali sono i clan di camorra più potenti della zona di Arzano? L’organizzazione criminale più potente del mondo è la camorra. A dichiararlo è la Dia, il Reparto di Investigazione di massimo livello, la cui relazione 2023 aggiornata è stata di recente pubblicata dal Ministero dell’Interno. Le indagini svolte su oltre 200 famiglie di camorra hanno permesso di identificare migliaia di affiliati operanti in Campania, in altre regioni italiane e nazioni. Inoltre, la camorra, presente in diversi continenti, fattura annualmente centinaia di migliaia di milioni di euro. Il resoconto che segue riguarda il più potente clan di Arzano, il clan della 167.

Arzano
Arzano

Camorra: il clan più potente della zona di Arzano, il clan della “167”, la storia

Arzano è un comune della periferia settentrionale di Napoli, confinante a sud con il quartiere di Secondigliano. Ad Arzano si erge il quartiere delle case popolari, le cosiddette “palazzine della 167”, strutture, che per la loro architettura e posizione strategica, nel tempo, sono diventate le roccaforti di diversi clan di camorra, utilizzate per realizzare piazze di spaccio tra le più proficue e note del napoletano. Il controllo della “167”, da sempre obiettivo di molti clan, non è avvenuto sempre attraverso accordi e alleanze, ci sono state faide e morti, guerre terminate con la cacciata dei gruppi perdenti dal territorio.

Arzano intervento dei Carabinieri

L’origine dell’espansione verso Arzano

Successivamente al periodo nel quale Paolo Di Lauro, detto “Ciruzzo ’o milionario”, il super boss ideatore del “Sistema” di camorra, che realizzò un vero e proprio impero della droga, trasformando Secondigliano e Scampia nelle piazze di spaccio a cielo aperto tra le più grandi del mondo, con fatturati illeciti di miliardi di euro, il comando passò ai figli, principalmente nelle mani di Cosimo Di Lauro. Quest’ultimo, però, apportò cambiamenti radicali al “Sistema” ideato dal Padre Paolo Di Lauro, facendosi molti nemici, soprattutto tra i sostenitori storici di “Ciruzzo ‘o milionario”.

Ci fu una scissione interna, da qui gli “Scissionisti di Secondigliano”, ovvero, un insieme di clan tra i quali gli Amato-Pagano, inizialmente parti integranti del “Sistema”, che si ribellarono e intrapresero una guerra contro Cosimo e il clan Di Lauro tutto. Subito dopo questa guerra di camorra, nota come “faida di Secondigliano”, o “faida di Scampia”, gli Scissionisti di Secondigliano, iniziarono un’avanzata verso Arzano, sancendo un patto con il clan Moccia per spartirsi le attività illecite.

Giuseppe Monfregolo
Giuseppe Monfregolo

Ma, sia per il clan Amato-Pagano che per il clan Moccia, c’era ancora un ostacolo da abbattere, il gruppo dei fratelli Ciro e Domenico Girardi, che su Arzano erano rimasti i referenti del clan Di Lauro. Gli Scissionisti li eliminarono con un duplice agguato, messo in atto, sabato 3 giugno 2006, sancendo definitivamente il proprio controllo su Arzano. Successivamente l’accordo con il clan Moccia andò in frantumi perché il fiume di soldi che portava lo spaccio di droga faceva gola ad entrambi i gruppi. A seguito di quella frattura, si generò il clan della “167 di Arzano”, emanazione degli Amato-Pagano.

Arzano case popolari
Arzano case popolari

Il clan della “167 di Arzano” 2.0

I clan Cristiano e Monfregolo, con ras di nuova generazione, come Pasquale Cristiano e Giuseppe Monfregolo, discendenti e rappresentanti entrambi il clan Amato-Pagano sul territorio, a seguito di vicende giudiziarie che colpirono ambedue i boss, questi diventarono antagonisti. I rapporti tra i due clan si inasprirono e infine si divisero dando inizio ad una feroce lotta intestina, scatenando una guerra, con scontri a fuoco, stese e agguati, che fecero diversi morti e portarono nel comune di Arzano e zone limitrofe, terrore e gravi disordini, per diverso tempo.

Pasquale Cristiano
Pasquale Cristiano

Il ras 2.0 Pasquale Cristiano e la sfilata in Ferrari ad Arzano mentre era agli arresti domiciliari

Uno degli episodi che più fece scalpore e che diede inizio ad una sequenza di scambi di messaggi sui social network tra i due ras, Pasquale Cristiano e Giuseppe Monfregolo, da qui i boss “2.0”, si verificò in occasione della prima comunione del figlio di Pasquale Cristiano. Il boss del clan Cristiano, nonostante si trovasse agli arresti domiciliari, con obbligo di firma e senza permesso di poter circolare liberamente per strada, nel giorno della prima comunione del figlio, organizzò una sfilata di auto di lusso, nelle strade di Arzano, dove in testa al corteo si trovava proprio lui e la sua famiglia a bordo di una Ferrari.

Arzano la Ferrari sequestrata al boss Pasquale Cristiano dopo il corteo per la comunione del figlio
Arzano la Ferrari sequestrata al boss Pasquale Cristiano dopo il corteo per la comunione del figlio

Ma non fu tutto, perché Pasquale Cristiano, con sfrontatezza, con uno smartphone, filmò e pubblicò tutto sui social, con tanto di selfie. Ovviamente, la conseguenza fu la traduzione di Pasquale Cristiano in carcere, da parte delle Forze dell’Ordine, per violazione degli arresti domiciliari. Giuseppe Monfregolo, di contro, diede inizio ad una propaganda per screditare Pasquale Cristiano, definendolo inaffidabile, senza controllo, con manie di grandezza e onnipotenza, un “pagliaccio”, in conclusione, non un vero boss.
In quel periodo, anche il ras Giuseppe Mofregolo stava affrontando un procedimento che lo vide, poi, per un breve periodo in carcere, dopo il quale venne trasferito ai domiciliari nelle sue palazzine della “167” e dove riprese il controllo in prima persona.

Il ras 2.0 Pasquale Cristiano, smartphone nascosti e videochiamate dal carcere per guidare il clan

Diversi collaboratori di giustizia, nelle loro dichiarazioni, descrissero agli inquirenti come il ras Pasquale Cristiano, dal carcere, riusciva ad effettuare chiamate e videochiamate attraverso uno smartphone che, per evitare inasprimenti della pena nel caso fosse stato scoperto, faceva custodire da un suo affiliato, che stava scontando la pena nello stesso carcere.

carabinieri

Per correre questo rischio, al suo affiliato, Pasquale Cristiano, corrispondeva una somma di appena 200 euro al mese. Pasquale Cristiano, non si limitava a dare ordini, o a gestire alleanze e affari, ma faceva video su Tiktok su account falsi, comprese pubblicazioni di canzoni neomelodiche dei suoi cantanti preferiti. Questo, sino a quando il “sistema” di comunicazioni non venne intenzionalmente interrotto dagli inquirenti. Infatti, sin dall’inizio tale “meccanismo” era stato individuato dagli Organi Investigativi, ma lo avevano fatto continuare proprio per seguirne gli sviluppi, per avere la possibilità di sgominare l’organizzazione criminale nel suo totale, per comprenderne le strategie, per individuare tutti i collegamenti e i componenti, sia interni che esterni al carcere. Pasquale Cristiano in seguito decise di diventare collaboratore di giustizia.

A causa di questa scelta del ras Pasquale Cristiano, su Tiktok iniziò un flusso di video che attaccavano proprio i pentiti diventati collaboratori di giustizia, con frasi del tipo:
(…) Una passione comune cantare! (…).

Arzano palazzine della 167
Arzano palazzine della 167

Dopo la la scarcerazione e gli arresti domiciliari del boss Giuseppe Monfregolo, le operazioni delle Forze dello Stato e gli arresti eccellenti

Il ritorno nelle palazzine della “167 di Arzano” del ras Giuseppe Monfregolo non durò molto, in quanto i metodi moderni per comunicare, come messaggi attraverso canali social, tipo Tiktok e altri, agevolarono gli inquirenti ad individuare i componenti e i metodi criminali utilizzati da tali gruppi. La Dda, coordinando le Interforze dello Stato, aprendo nuovi procedimenti, mettendo a punto operazioni anti camorra mirate e attraverso blitz, riuscì a mettere a segno arresti eccellenti. Tra questi:

● Il boss, Giuseppe Monfregolo, 15 anni.
● Pasquale Cristiano, collaboratore di giustizia, 6 anni e sette mesi.
● Pietro Cristiano, collaboratore di giustizia, 6 anni.
● Renato Napoleone 13 anni e 4 mesi.
● Mariano Monfregolo 20 anni.
● Vincenzo Mormile, 11 anni e 4 mesi.
● Raffaele Monfregolo, 12 anni.
● Francesco Monfregolo, 13 anni e 4 mesi.
● Raffaele D’Alterio, 14 anni. Carlo Raiano, 12 anni e 8 mesi.
● Antonio Caiazza, 18 anni e 8 mesi.
● Davide Abate, 9 anni e 8 mesi.
● Vincenzo De Sica, 6 anni.
● Ciro Laezza, 6 anni.
● Raffaele Piscopo 6 anni.
● Luisa Grassini, 12 anni.
● Alterio Gennaro, 12 anni.
● Raffaele Alterio, 15 anni e 8 mesi.
● Carmine D’Errico, 2 anni.
● Raffaele Liguori, 11 anni.
● Eduardo Nicolella, 10 anni e 8 mesi.
● Umberto Passante, 6 anni e 8 mesi.
● Luigi Piscopo, 12 anni e 8 mesi.
● Raffaele Portente, 10 anni.
● Giuseppe Belgiorno, 4 anni e sei mesi.

Arzano palazzine della 167
Arzano palazzine della 167

Relazione Dia

La recente e aggiornata relazione Dia 2023, pubblicata dal Ministero degli Interni, ha disegnato una mappa dei clan di camorra attivi su Arzano. Il gruppo Egemone permane quello dei Moccia, nell’ambito di specifici affari illeciti, ma per quanto riguarda la zona delle palazzine popolari cosiddette “167”, la situazione è diversa. È stato confermato, che il clan omonimo della zona delle palazzine popolari, ovvero, il clan della “167 di Arzano”, che gestisce il traffico e le piazze di spaccio delle sostanze stupefacenti, è una propaggine del clan Amato-Pagano, degli “Scissionisti”, al quale fa riferimento.

Arzano maxiblitz

Il clan della “167” ha anche dimostrato capacità di infiltrazioni nelle amministrazioni pubbliche, negli appalti dei lavori pubblici e nel controllo e la gestione dell’enorme business dei rifiuti. Dalla Dia, sono stati verificati reati che vanno dallo scambio di voti, all’imposizione di propri candidati e tecnici alle amministrazioni comunali, sia in periodi elettorali che non. Intervenendo prontamente, le Autorità, hanno denunciato e fatto sciogliere diverse volte l’amministrazione comunale di Arzano, anche attraverso interventi parlamentari.

Il clan della “167 di Arzano”, oggi

A seguito degli arresti dei ras e altri vertici dei clan Cristiano e Monfregolo, pur restando sotto il controllo degli “Scissionisti”, specificatamente del clan Amato-Pagano, il controllo delle piazze di spaccio delle palazzine della “167”, compreso il controllo di altre zone di Arzano, è stato delegato e messo nelle mani di “paranze re creature”, che ne hanno ereditato anche il nome. Minorenni a bordo di scooter di grossa cilindrata, senza casco, senza targhe, o assicurazione e molto spesso con motori truccati, si aggirano per le strade di Arzano, per trasmettere terrore.

Gli stessi, cosiddetti “pisciazzielli”, senza fare distinzione tra bar, negozi di abbigliamento, ristoranti, parrucchiere e venditori di sigarette di contrabbando, attraverso minacce, aggressioni fisiche e altri gesti più gravi, chiedono il “pizzo”.

Arzano il clan della 167 dei pisciazzielli

A chi non paga le tangenti, a chi non vuole collaborare, incendiano le attività e ci sono stati anche casi di persone gambizzate. In pieno giorno, ma più frequentemente di sera, a determinate ore, arrivano in “branco” nel centro di Arzano e attraverso stese, colpi d’arma da fuoco in aria, anche con armi pesanti, terrorizzano gli arzanesi da mesi. Hanno una totale supremazia militare attualmente, e i cittadini di Arzano sono costretti a sottostare al “coprifuoco” imposto da queste paranze. Sino a quando le Forze dell’Ordine non troveranno un modo per contrastare questa nuova facciata dell’organizzazione criminale presente in zona, ovvero questi gruppi formati da nuove generazioni di criminali “pisciazzielli”, oggi, il clan di camorra più potente di Arzano, permane il clan della “167”.

Giuseppe De Micco

Giuseppe De Micco è un giornalista di inchiesta. Si occupa soprattutto di criminalità organizzata in Campania

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