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Camorra: il clan Lo Russo | La storia, le origini, i protagonisti

Il clan Lo Russo è una associazione di tipo mafioso, nota come camorra, attiva nella città di Napoli prevalentemente nella zona di Miano, Piscinola e Marianella, con base nel Rione San Gaetano.

Clan Lo Russo: storia, origini, protagonisti

I fratelli Salvatore, Vincenzo e Giuseppe Lo Russo, fecero la loro entrata nello scenario criminale napoletano verso la fine degli anni ‘60, formando il clan Lo Russo, noto anche come “I Capitoni”.

Iniziarono con il racket, il traffico di armi, il traffico e lo spaccio di droga, il riciclaggio di denaro e soprattutto gli omicidi, avendo nel loro gruppo killer molto abili e ben equipaggiati.

La guerra tra Nuova Camorra organizzata e la Fratellanza napoletana

Negli anni ‘80 ci fu una sanguinosa guerra tra la Nuova Camorra organizzata di Raffaele Cutolo e la Fratellanza napoletana, quest’ ultima, una coalizione di clan dei quali Lo Russo erano tra i capi, insieme ai Giuliano, Luigi Vollaro, il clan Licciardi, il clan Mallardo, Giovanni Paesano, Antonio Giaccio detto “Scialò”, il clan Di Lauro e Nunzio Bocchetti.

Quella che fu una vera e propria guerra, che fece quasi 3.000 morti da ambo le parti, alla fine vide sconfitta la Nco di Raffaele Cutolo, ma anche la Fratellanza napoletana, conosciuta anche come “Nuova famiglia”, non ebbe lunga vita, nonostante la vittoria.

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Raffaele Cutolo

Infatti, la Fratellanza napoletana fu pensata come un’alleanza esclusivamente per contrastare la potentissima organizzazione Nco di Cutolo, eliminato il nemico, quasi non aveva ragione di esistere, o per lo meno, molti clan, o perché avevano le stesse zone come obiettivi di conquista, o perché avevano idee e interessi diversi, si videro quasi opposti e ostili tra di loro, anzi ci furono anche degli scontri.

Anche se per un breve periodo, Cutolo, riuscì ad essere un incontrastato e unico capo, di un vero e proprio impero, vasto e potente.

Con la caduta de “O Professore”, come veniva spesso chiamato, tutti i clan che presero parte a quella alleanza e che solo per opporsi a lui si unirono, infine si divisero e ognuno riprese la propria posizione, compreso i “Capitoni”.

La nascita e la caduta dell’impero dei Di Lauro e gli interventi diplomatici dei Lo Russo

Tra gli anni ’80 e‘ 90 il mercato illecito cambiò radicalmente, il contrabbando delle sigarette resisteva, ma aveva fatto il suo tempo, adesso c’erano cocaina, eroina e droghe sintetiche ad essere l’oro delle piazze di spaccio.

Paolo Di Lauro, detto “Ciruzzo o milionario”, soprannome datogli da Luigi Giuliano, entrambi appartenenti alla ormai disgregata Fratellanza napoletana, aveva intuito e proposto a diversi suoi conoscenti capoclan il potenziale strategico e logistico che Secondigliano, Scampia e zone limitrofe offrivano per poter creare una nuova e fruttuosa area di spaccio.

Paolo Di Lauro
Paolo Di Lauro

Paolo Di Lauro, personaggio che ha anche ispirato la fortunata e famosa serie Tv Gomorra, non trovò molti clan dei suoi vecchi compagni ad avallare la sua idea, ma riuscì comunque a mettere insieme diversi fidati gruppi e una rete, “0 Sistema”, più che solida ed efficiente per creare quella che successivamente divenne la piazza di spaccio più grande d’Europa, con introiti di miliardi di euro.

Le strutture costruite dopo il terremoto, le cosiddette “Vele” e tutti i palazzi di quelle zone si prestavano ad essere utilizzate come vere e proprie roccaforti, all’interno pieni di cunicoli e reticolati, un labirinto per chi non vi abitava o “lavorava”.

Infatti, questi palazzi presi con la forza dai clan e gestiti come “industrie” per lo spaccio, addirittura modificavano i percorsi per le entrate e le uscite, fortificavano portoni e cancelli, gestivano anche gli alloggi dandoli in dotazione ai pusher, alle famiglie di copertura.

Non raramente sono stati ritrovati canali sotterranei di fuga scavati appositamente, utilizzati anche per rifornire di “materie prime” o per lo spostamento di armi.

Essendo un labirinto per lo spaccio, con tanto di postazioni per le vedette, e avendo diverse, veloci e grandi via di fuga, che circondavano le zone, come varianti e autostrade, per anni, per le Forze dell’Ordine è stato un vero incubo fare irruzioni, incursioni e blitz.

Anche se i Vigili del Fuoco smantellavano rinforzi o sbarramenti, il giorno dopo erano di nuovo lì.

Questo modus operandi per anni ha fruttato un impero economico ai Di Lauro e ai clan a loro associati, compreso ai Lo Russo.

Venerdì 16 settembre 2005, poco dopo le sei di mattina, una ventina di Carabinieri del Ros (Raggruppamento operativo speciale) circondarono l’edificio situato “in mezzo all’arco”, la stradina che si trova in via Cupa dell’Arco a Secondigliano, arrestarono il boss Paolo Di Lauro e da quel momento quello che era stato un impero, iniziò lentamente a sgretolarsi.

Con “Ciruzz ‘o milionario” in carcere, il comando del “Sistema” passò in mano al figlio Cosimo Di Lauro, che, però, apportò notevoli modifiche a quello che aveva costruito il padre.

Iniziò, con il rimpiazzare alcuni capi piazza, le modalità di pagamenti e le divisione dei proventi, rimpiazzò con nuove leve, secondo Cosimo più affidabili, i ruoli che invece il padre Paolo aveva assegnato ad “anziani” e consolidati soci e amici di vecchia data.

Ovviamente questa mossa creò non semplici malumori, ma una vera e propria faida, la nota “Faida di Secondigliano”, tra i Di Lauro e quella fazione che si formò e che prese il nome di “Scissionisti”.

In questa faida i morti furono non pochi e moltissimi di giovane età, i Lo Russo cercarono di mediare e organizzarono in un loro bunker segreto una trattativa tra i capi di entrambi i gruppi.

La trattativa organizzata dai Lo Russo non fu facile, durò più di 8 mesi e vide diversi momenti di alta tensione nei quali I Capitoni fecero da moderatori e addirittura da pacieri in alcuni casi.

Purtroppo non tutto andò come previsto, tra doppi giochi e tradimenti, la Faida prosegui e vide i Di Lauro completamente decapitati, sia da i conflitti interni e sia dai diversi blitz portati a segno dalle Forze dell’Ordine che arrestarono quasi tutti i capi del “Sistema”.

Oggi quasi tutti i Di Lauro e accoliti sono in carcere e collaboratori di giustizia, con pochi ras ancora in libertà.

I Lo Russo e l’inevitabile sorte del clan

I Lo Russo, chiamati un po’ in modo offensivo, “I capitoni”, perché considerati doppiogiochisti e approfittatori, dopo essere stati uno dei clan più potenti e temuti per il loro potenziale, sia in ambito “militare”, con la loro schiera di killer esperti, irreprensibili, versatili, dediti e spietati e le loro strategie di mediazione e a creare alleanze, sono sempre stati considerati tra i clan da non sottovalutare e per un periodo capi indiscussi delle loro zone di controllo.

A seguito dei duri colpi subiti dalle Forze dello Stato che hanno decapitato il clan e di diverse divisioni interne al gruppo, i Lo Russo hanno visto la decadenza e lo smembramento del loro storico clan, clan che ha partecipato a diverse guerre di camorra, alle Faide e che in un modo, o nell’altro è stato parte della storia della camorra napoletana.

Ma non tutto finì, dopo la Faida di Secondigliano, i ras e le nuove leve de “I Capitoni” decisero di aderire al nuovo e potente cartello nascente, patto tra diversi clan che prese il nome di “Alleanza di Secondigliano”.

L’Alleanza di Secondigliano, i ras e capi paranze dei Lo Russo

Oggi il nuovo potente gruppo che gestisce quasi tutta la parte nord di Napoli e provincia, ovvero l’Alleanza di Secondigliano, è costituito da diversi e potenti clan.

Nonostante tutti i vecchi “Capibastone” dei Lo Russo, siano in carcere e siano diventati collaboratori di Giustizia, la stirpe de “I Capitoni” persiste, con i suoi ras, nuovi affiliati ed eredi del clan che come capi paranze gestiscono diverse zone e appartengono a diverse alleanze.

Dda e relazioni Dia

Secondo la Dda e la relazione Dia i Lo Russo, “I Capitoni”, hanno solo modificato le loro modalità di azione. Essendo i nuovi gruppi formati da giovanissimi, ma avendo mantenuto quelle caratteristiche che li rendevano potenti e temibili, come ad esempio gruppi formati da giovanissimi killer, che nonostante la giovane età in più occasioni hanno dimostrato la loro capacità e abilità nell’utilizzo di armi anche da guerra e nel commettere omicidi con precisione chirurgica, con elevata organizzazione, nonché provvisti di armamenti potenti, con stese e dimostrazioni di potere, riescono a dimostrare la loro egemonia in diverse zone e per loro conto e per conto di alleanze ormai consolidate.

I Lo Russo, insomma, hanno formato una nuova generazione di camorristi, forse ancora più spietata e pericolosa.

Si possono chiamare paranze, si possono chiamare nuovi clan, i Lo Russo incutono lo stesso timore di una volta, sono attivi e presenti e la Dda, come la Dia, sono pienamente coscienti di dover intervenire, ulteriormente, affinché il clan non si riformi completamente, e il fenomeno non peggiori con gravi e irreparabili conseguenze per i cittadini e le Istituzioni che sono ancora una volta minacciati da questi organismi e gruppi di crimine organizzato, di associazioni di tipo mafioso, note come camorra, anche se al comando ci sono giovanissimi che vanno dai 17 ai 23 anni.

Giuseppe De Micco

Giuseppe De Micco è un giornalista di inchiesta. Si occupa soprattutto di criminalità organizzata in Campania

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