Inchiesta

Camorra a Napoli: le zone | Municipalità 6,Ponticelli, Barra, S. Giovanni a Teduccio 

Secondo i dati restituiti dall’ultima relazione Dia 2023, i clan di camorra attivi nella zona della Municipalità 6, dei quartieri Ponticelli, Barra e San Giovanni a Teduccio di Napoli sono i clan De Luca Bossa (Quartieri Ponticelli), clan Aprea e clan Cuccaro (zona Barra) e le tre fazioni dei clan Mazzarella, o “reggimenti Mazzarella” (San Giovanni a Teduccio e altre aree).

I clan di camorra differiscono da tutte le altre organizzazioni mafiose per come sono strutturati, ovvero, “uno vale uno”. Non c’è una piramide, ma il “Sistema”, così anche noto, è a forma di ragnatela, indipendente, con la facoltà, a secondo degli interessi, di formare alleanze con ogni altra forma di mafia e criminalità, nazionale e internazionale.

Altra peculiarità della camorra è il ruolo della donna all’interno dei clan, che non è secondario a quello dell’uomo, ma che spesso detiene il potere decisionale, amministrativo, economico, strategico, nonché di azione militare.

Vecchio approdo del porto del clan Zaza
Vecchio approdo del porto del clan Zaza

Le donne riscuotono tangenti, decidono alleanze e non sono rari agguati eseguiti da quelle che sono note come lady killer, quali mogli dei boss, figlie e affiliate dei clan.

La stampa, ne racconta le vicende di cronaca; gli organi investigativi, i profili criminologici. L’inchiesta, ne mette insieme le informazioni e ne ripercorre i fatti.

Il resoconto che segue riguarda la Municipalità 6, Ponticelli, Barra e San Giovanni a Teduccio di Napoli, aree contese da diversi clan, alleati e nemici.

Camorra a Napoli, le zone, Municipalità 6, Ponticelli, Barra e S. Giovanni a Teduccio

Ponticelli: clan De Luca Bossa

Fondato da Antonio De Luca Bossa nel 1971, detto ‘O Sicco, per la sua corporatura snella. Umberto, padre di ‘O Sicco, fu un cutoliano di ferro e nel 2008 morì per cause naturali.

Il clan De Luca Bossa fu ostile al cartello formato dai clan Fusco-Ponticelli e Sarno.

‘O Sicco fu un feroce assassino del clan Sarno per poi scindere dallo stesso e creare un proprio quartier generale nel “Lotto 0” di via Bartolo Longo, una zona di Ponticelli Sud. I due clan finirono in una sanguinosa guerra per il controllo del territorio, vinta dal clan Sarno.

La lunga e sanguinosa faida che ha visto contrapposte negli anni le famiglie De Luca Bossa e Misso-Mazzarella-Sarno, ha avuto il suo culmine con l’esplosione di un’autobomba fatta detonare davanti al carcere di Poggioreale, che uccise sabato 25 aprile 1998 Luigi Amitrano, nipote di Vincenzo Sarno.

L’agguato si rivelò un messaggio per Francesco Mazzarella, patriarca del clan omonimo, ma in realtà l’obiettivo dell’agguato era il figlio Vincenzo detto ‘o Pazzo. Il boss Antonio De Luca Bossa fu arrestato con l’accusa di esser stato il mandante dell’omicidio di via Argine. Durante il suo periodo da “detenuto” continuava a dare ordini al suo fedelissimo affiliato Giuseppe Mignano “Peppe scé scé”, che era l’autore materiale dell’attentato con l’autobomba, il quale divenuto il “boss del clan” in assenza di ‘O Sicco mantenne il controllo del quartiere fino alla sua uccisione avvenuta sabato 26 ottobre 2002 nei pressi del quartiere “Lotto 0”.

Ponticelli
Ponticelli

Dopo l’arresto le sue condizioni di salute si sono aggravate a tal punto da ricevere la scarcerazione per pochi giorni. Tuttavia, dopo la morte di Giuseppe Mignano, voluta dai fratelli Sarno ed ottenuta dal boss di Cercola Gianfranco Ponticelli e il conseguente sgretolamento del clan, questo fu totalmente eliminato dai potenti Sarno.

Negli anni 2000, grazie alla frequentazione di Teresa De Luca Bossa con Giuseppe Marfella, boss di Pianura, i due clan si unirono nel combattere il clan Lago per il dominio del quartiere flegreo. Una riorganizzazione del clan fece in modo di riprendere il controllo del quartiere di Ponticelli, approfittando dei numerosi arresti subiti e del pentimento di esponenti di primo piano del clan Sarno.

L’arresto di Teresa De Luca Bossa a inizio 2010 mise un freno all’espansione del clan.

Teresa De Luca Bossa è stata la prima camorrista donna detenuta al regime del 41 bis, perse poco a poco il controllo del territorio, disputato da clan rivali, come i clan D’Amico, detti Fraulella e i clan De Micco e i Bodo, un sottogruppo.

Ne conseguirono l’arresto di Christian Marfella, fratellastro di Antonio De Luca Bossa e un agguato a sua figlia Anna nel 2014, considerata la reggente del clan De Luca Bossa.

Anna venne in seguito arrestata negli stessi mesi, fra il 2016 e l’inizio del 2017.

Barra: clan Aprea, clan Cuccaro

Giovanni Aprea, detto “Pont’ ‘e Curtiello” (punta di coltello), figura di spicco del clan, iniziò la carriera criminale come affiliato di Ciro Sarno, allora potente boss del clan Sarno di Ponticelli. Giovanni Aprea venne arrestato per la prima volta venerdì 27 aprile 1990, in un edificio a Barra, dove si nascondeva con tre guardaspalle, tutti latitanti per associazione camorrista e racket. Le inchieste agli inizi degli anni ‘90, lo indicavano già come il capo della malavita locale. Dopo l’arresto di Giovanni Aprea, suo fratello Vincenzo prese le redini dell’alleanza. Dopo l’arresto di Vincenzo, le redini del clan passarono in mano alle tre sorelle Aprea:  “Lena, Patrizia e Giuseppina”.

Barra
Barra

Angelo Cuccaro, detto “Angiulillo ‘O Fratone”, certamente la figura più importante dei Cuccaro all’interno del clan Aprea-Cuccaro, iniziò la sua carriera criminale come fedelissimo del boss Giovanni Aprea, infatti i Cuccaro, secondo gli inquirenti, individuarono una sorta di sottogruppo criminale con una propria, limitata, autonomia nell’ambito della gestione dell’organizzazione a Barra. Angelo Cuccaro era nel commando del clan insieme ai suoi fratelli Michele e Luigi.

Secondo gli investigatori, sin dagli anni ‘90, il clan Aprea-Cuccaro strinse un accordo con l’Alleanza di Secondigliano. L’obiettivo era quello di resistere alla pressione esercitata dal clan Mazzarella e dal clan Sarno. Il clan, infatti, era il primo a offrire manovalanza e appoggio al clan De Luca Bossa contro i Sarno, nei tempi della violenta faida tra le due organizzazioni. Il clan venne coinvolto nell’inchiesta condotta dai pm Antimafia, Luigi Bobbio e Giovanni Corona che ricostruisce le faide di Camorra nell’area orientale.

San Giovanni a Teduccio: fazioni clan Mazzarella

Originario di San Giovanni a Teduccio Ilclan Mazzarella, un’associazione camorrista, è tutt’oggi presente in diversi quartieri di Napoli. L’organizzazione, storicamente considerata una delle più potenti di tutta la camorra, venne fondata dal clan Zaza e poi passò sotto il controllo dei fratelli Mazzarella. Attualmente il clan Mazzarella è diviso in tre diversi gruppi, simili a “reggimenti”, i quali, nonostante il legame di sangue e parentele, ognuno con il proprio reggente, segue la regola dell’uno vale uno.

San Giovanni a Teduccio
San Giovanni a Teduccio

La fazione di Ciro Mazzarella e seguito, detto ‘O Scellone

La fazione di Ciro Mazzarella, detto ‘O Scellone, inizialmente si insediò a San Giovanni a Teduccio, dove gestiva la zona di Santa Lucia e anche parte del Pallonetto, zona, ora, sotto il comandano degli Elia.

Le famiglie Zaza e successivamente Mazzarella furono le prime che instaurarono le cosiddette “paranze” del contrabbando che andavano da Borgo Santa Lucia a Posillipo e da Bagnoli a Pozzuoli. Ciro ‘O Scellone era un boss atipico, però, si può dire che non aveva un suo clan vero e proprio.

La fazione di Gennaro Mazzarella e seguito, detto ‘O Schizzo

La fazione di Gennaro Mazzarella, detto ‘O Schizzo ad oggi gestisce la zona di Porta Nolana e zone limitrofe come Mercato-Case Nuove, vicolo Sopramuro, noto anche come ‘Ncopp’ ‘e Mmura, quartiere Vicaria e Tribunali, ricevendo le quote da San Giovanni a Teduccio.

Gennaro Mazzarella ha avuto moltissimi figli, maschi e femmine e molti di loro poi divenuti boss di altre zone.

La fazione di Vincenzo Mazzarella e seguito, detto ‘O Pazzo

La fazione di Vincenzo Mazzarella, detto ‘O Pazzo gestisce la zona di San Giovanni a Teduccio, Poggioreale, Rione Luzzatti, Forcella ed ha anche il controllo della Maddalena, le zone limitrofe come San Gaetano, Duchesca, via Duomo, San Biagio dei Librai, Porta Anticaglia, San Giovanni a Carbonara, Carriera Grande, Porta Capuana e la zona della Ferrovia.

Anche se inizialmente si insediarono nel solo Rione Luzzatti, dove hanno sempre comandato e dove tuttora comandano, negli ultimi anni il loro raggio di azione si è esteso anche nei comuni di San Giorgio a Cremano e Portici. Mentre attualmente sono all’assalto dei Quartieri Spagnolie del Rione Sanità.La famiglia di Vincenzo Mazzarella è quella più importante perché possiede il controllo di molte più zone rispetto a quelle dei fratelli, inoltre la fazione è suddivisa in ulteriori due parti, per gestire meglio le zone che nel tempo sono diventate troppo vaste, quella facente capo a San Giovanni a Teduccio e quella che ha il controllo di Forcella, un tempo feudo dei Giuliano, oggi “Nuovi Giuliano”,

La famiglia di Vincenzo Mazzarella, anch’essa molto numerosa, si ingrandì ulteriormente con l’unione in matrimonio di Michele Mazzarella, figlio di Vincenzo, e Marianna Giuliano, figlia di Luigi Giuliano ed assunse il controllo di zone come la Maddalena, la Duchesca, San Gaetano e per l’appunto Forcella.

Inoltre la famiglia si è allargata ulteriormente negli ultimi anni perché si è consolidata come un’articolazione del clan Mazzarella nei territori di San Giorgio a Cremano e Portici e ha fatto accordi con il clan Luongo-D’Amico, con il quale esiste un legame di parentela, perché il capoclan Fabio D’Amico è il genero di Vincenzo Mazzarella.

Auto in fiamme a Ponticelli

La càbala dei clan

Nell’arco degli ultimi anni l’intervento delle Forze dello Stato ha decimato e in alcuni casi parzialmente smantellato alcuni di questi clan.

Ma attraverso nuove alleanze e riassetti i clan sono riusciti a spostare i confini e a creare nuovi gruppi per mantenere posizioni, o in alcuni casi approfittare e tentare espansioni.

Tra i clan citati l’Alleanza di Secondigliano, come il clan Contini, in questa Municipalità, hanno un ruolo chiave, per i fragili equilibri che vedono i diversi gruppi comportarsi come una “creatura” che per vivere si espande e contrae a seconda delle esigenze e delle occasioni.

La relazione Dia

La relazione Dia individuando i gruppi principali che sono attivi in questa area, è riuscita, sotto la coordinazione delle Dda di Napoli a mettere a punto una strategia di prevenzione e di contrasto.

Proprio in questi giorni ci sono stati interventi significativi ed efficaci.

Le Interforze sono riuscite a prevenire movimenti e attacchi da parte di clan, in zone, che pur sembrando fuori “schema”, invece, facevano parte proprio di un disegno ben preciso e che non sarebbe stato facile interpretare, se Operatori e Funzionari dello Stato, non avessero avuto la giusta esperienza e le giuste capacità.

Diversi interventi sono stati fatti nei Quartieri Spagnoli e zone limitrofe, aree all’apparenza estranee agli interessi dei clan che stiamo descrivendo, è proprio da questi clan che sono stati perpetrati alcuni attacchi e agguati. Incursioni che prontamente gli Operatori della Dia, della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza sono state bloccate, con arresti, mandati di cattura, sequestri e posti di blocco.

Blitz Quartieri Spagnoli

Municipalità 6, Ponticelli, Barra e S. Giovanni a Teduccio oggi

Storica roccaforte del clan Zaza e dei Mazzarella, oggi è una zona calda, dove un solo errore può causare una faida.

Molti più clan, meno capibastoni e troppo interessi in gioco. La Municipalità 6 è un crocevia bollente, instabile, per il momento nessun clan ha il totale controllo dei confini e gli agguati sono all’ordine del giorno e coinvolgono anche altre zone di altre Municipalità, con spedizioni, come le stese avvenute nei Quartieri Spagnoli di questi periodi, prima che le Forze dell’Ordine intervenissero per mettere un freno, inoltre proprio qualche giorno fa c’è stata l’esplosione di un’autobomba a Ponticelli.

Giuseppe De Micco

Giuseppe De Micco è un giornalista di inchiesta. Si occupa soprattutto di criminalità organizzata in Campania

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