Cronaca

Caserma degli orrori a Piacenza, l’ammissione di Montella tra le lacrime: “Ma non ero solo”

Caserma degli orrori a Piacenza: il carabiniere napoletano Giuseppe Montella ha ammesso in sostanza i fatti che gli vengono contestati dalla procura di Piacenza su quanto accadeva nella caserma Levante. La confessione tra le lacrime, durante le quasi quattro ore di interrogatorio di garanzia nel carcere Le Novate davanti al giudice Luca Milani.

L’ammissione del carabiniere Montella su quanto accadeva nella caserma a Piacenza

Si è detto dispiaciuto, pur negando che dietro gli episodi di spaccio e violenze da parte dei militari non c’era «una regia» anche se «tutti sapevano. Non ho fatto tutto io». Nella scala gerarchica Montella non va oltre la sua ormai ex caserma.

La violenza

Sapevano tutti, dice Montella. Sapevano i suoi colleghi, che puntano a scaricare tutta la responsabilità su di lui, ma anche il suo comandante, il maresciallo Marco Orlando, che al momento si trova agli arresti domiciliari con accuse al momento meno gravi rispetto agli altri. A proposito dei pestaggi e delle violenze sugli stranieri arrestati in almeno quattro casi indicati dalla procura, Montella ha ammesso di aver dato solo parecchi schiaffi, ma ha anche detto di non essere andato oltre.

Dagli altri carabinieri sentiti ieri, 25 luglio, le risposte sono state molto meno convincenti. Salvatore Cappellano, quello definito dalla procura «l’elemento più violento della banda di criminali», ha deciso di non rispondere. L’avvocato di Giacomo Falanga invece ha tentato di attribuire a una vincita al Gratta e vinci il denaro che i carabinieri mostrano in una delle foto simbolo di questo caso. E sul pestaggio di un ragazzo nigeriano, con tanto di foto ritrovata nel cellulare di Montella, l’avvocato di Falanga si è spinto a dire: «Non è stato picchiato in sua presenza: in realtà è caduto durante l’inseguimento».

 

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