Inchiesta

Quali sono i clan di camorra più potenti della zona di Frattamaggiore, Frattaminore e Cardito | La storia e i protagonisti, il clan Pezzella

Quali sono i clan di camorra più potenti della zona di Frattamaggiore, Frattaminore e Cardito? L’organizzazione criminale più potente del mondo è la camorra. A dichiararlo è la Dia, il Reparto di Investigazione di massimo livello, la cui relazione 2023 aggiornata è stata di recente pubblicata dal Ministero dell’Interno. Le indagini svolte su oltre 200 famiglie di camorra hanno permesso di identificare migliaia di affiliati operanti in Campania, in altre regioni italiane e nazioni. Inoltre, la camorra, presente in diversi continenti, fattura annualmente centinaia di migliaia di milioni di euro. Il resoconto che segue riguarda il più potente clan di Frattamaggiore, Frattaminore e Cardito, il clan Pezzella

Camorra: il clan più potente della zona di Frattamaggiore, Frattaminore e Cardito, il clan Pezzella, la storia

Francesco Pezzella, detto “pan ‘e ran”, iniziò la sua “carriera criminale” tra gli ‘70 e ‘80. Francesco Pezzella, fece la gavetta da malavitoso nel periodo della storica faida tra la Nco di Raffaele Cutolo, detto ‘o professore vesuviano e la Fratellanza napoletana, o Onorata fratellanza, in quella che fu una delle guerre di camorra più feroci e sanguinarie della storia della camorra e della nazione, che lasciò per le strade di Napoli e dell’Italia intera migliaia di morti ammazzati.

Incursione dei Carabinieri nel bunker di Francesco Pezzella
Incursione dei Carabinieri nel bunker di Francesco Pezzella

Francesco Pezzella, salì uno ad uno i gradini degli ambienti della malavita per guadagnarsi la fiducia e il rispetto dei piú potenti capi clan di quell’epoca. Fu esponente di spicco della Nco e persona di fiducia di Pasquale Scotti, quest’ultimo inserito nell’elenco dei più pericolosi latitanti a livello nazionale.

Francesco Pezzella, fece tutte le esperienze obbligate per essere un camorrista. Tra i diversi ruoli che ricoprì durante la militanza nella Nco, ci fu anche quello di killer.

Egli sviluppò capacità strategiche e “militari”, un forte intuito e qualità organizzative e di comando.

Dopo la fine della faida tra la Nco e la Fratellanza napoletana

La faida tra la Fratellanza napoletana e la Nco si concluse con la sconfitta di quest’ultima. Successivamente, però, le famiglie che formarono il cartello dell’Onorata fratellanza,una ad una, iniziarono a staccarsi, tornando alla propria indipendenza e sgretolando di conseguenza la Fratellanza napoletana. In quella fase, i clan che inizialmente erano alleati per combattere la Nco, cominciarono addirittura a scontrarsi tra di loro, per il controllo dei territori.

Francesco Pezzella, quando riuscì a recuperare sufficienti risorse e consensi e, dopo essersi fatto un quadro completo delle condizioni e del posizionamento dei clan antagonisti sullo scacchiere, che era il territorio che ormai bene conosceva, capì che i tempi erano maturi.

Comprese, che con le giuste mosse avrebbe potuto disarticolare gli assetti dei clan di camorra presenti nelle zone dove aveva intenzione di inserirsi e fare affari, ossia, Frattamaggiore, Frattaminore, Cardito e zone limitrofe.

Cardito
Cardito

Il clan Pezzella: il riassetto, il potenziamento

In seguito al periodo di osservazione, riflessione, e valutazione, insieme ai suoi familiari, ai suoi fidati “compagni d’armi” e nuovi aggregati, Francesco Pezzella, organizzò una “legione” e, tutti concordi, i “reparti” furono schierati.

Francesco Pezzella, come boss, impose nuove regole, per sicurezza, precauzione e controllo.

Francesco Pezzella, si guadagnò l’appellativo de “l’innominabile“, perché nessuno doveva pronunciare il suo nome.

Tutti, compreso i suoi più stretti collaboratori, per parlare di lui, o rivolgersi a lui dovevano toccarsi il mento, per via del fatto che avesse la barba.

Riuscì a realizzare una linea di comando convergente e una struttura bellica compatta e potente.

Un’organizzazione con una forte identità criminale e senso di appartenenza.

Il clan scelse l’indipendenza, lasciando, però, la porta aperta a convenienti alleanze.

Il gruppo, però, ormai era pronto, per affrontare le “campagne militari” che si sarebbero presentate e gli affari che si sarebbero dovuti realizzare.

Il “Sistema” criminale “riformato”, dal boss dal nome noto, si impose sul territorio pretendendo vecchi e soprattutto nuovi spazi, il clan Pezzella.

Frattamaggiore Frattaminore e Cardito: zone roventi

Finita la faida tra la Fratellanza napoletana e la Nco, le zone di Frattamaggiore, Frattaminore, Cardito e aree limitrofe, erano territori “roventi”, pieni di clan ex alleati, nuovi cartelli antagonisti, piccoli gruppi con aspirazioni espansionistiche, che si facevano la guerra per il controllo di quei territori.

In quel periodo i confini dei clan di camorra erano labili, in repentino cambiamento.

Faide, agguati, esecuzioni, tradimenti, lotte intestine e accordi troppo fragili.

Frattaminore
Frattaminore

Il clan Moccia, uno dei più potenti e antichi clan di camorra, che fu parte integrante della Fratellanza napoletana, anche dopo lo sgretolamento di quest’ultima, rimase molto influente nelle zone di Afragola, “paese d’origine”, Casoria, Arzano, Caivano e aree vicine, situate a nord e nord-est di Napoli.

Il clan Moccia mise in atto una strategia vincente, in ogni comune sotto il proprio controllo, posizionò clan “satellite” e sottogruppi referenti.

Tali clan potevano mantenere la propria indipendenza, ma avrebbero dovuto fare riferimento e pagare comunque le “tasse” al clan Moccia.

Il gruppo Moccia, creò una confederazione, nella quale non compariva in prima linea, ma che gestiva da “dietro le quinte”.

Quel “Sistema” rese il clan Moccia ancora più ricco e potente.

Il clan Pezzella: strategie, accordi, mosse e contromosse

Se da un lato il clan Moccia deteneva un notevole potere su una vasta area, grazie ai clan satellite che facevano da scudo al “Sistema confederato”, dall’altro lato il clan Pezzella attuò una “strategia specchio”.

Anche se in precedenza furono nemici, “gli affari sono affari” e, niente vietava di intavolare accordi “commerciali” con il clan Moccia, sfruttando anche i suoi stessi clan satellite, o “infiltrandosi” come uno di essi.

Operazione anti camorra dell'Arma dei Carabinieri
Operazione anti camorra dell’Arma dei Carabinieri

Così il clan Pezzella, fece alleanze, con i clan Orefice, Sautto-Ciccarelli, Cimmino, Monfregolo, Landolfo ed altri e, si legò anche al clan Moccia. Il “Sistema confederatoPezzella, comandava tutte le attività illecite nei comuni di Cardito, Carditello, Frattaminore e Frattamaggiore, mentre su Caivano aveva solo il controllo delle estorsioni. Al clan Sautto-Ciccarelli, invece, fu dato il compito della gestione del lucroso traffico di sostanze stupefacenti del “Parco Verde” di Caivano.

L’omicidio di Mario Pezzella, fratello del boss Francesco Pezzalla

Lunedì 17 gennaio 2005, Mario Pezzella, fratello del boss Francesco Pezzella, mentre si trovava in un ristorante di Cardito, due killer fecero irruzione e lo uccisero con 6 colpi d’arma da fuoco calibro 7×65, per poi dileguarsi. Uno dei due sicari era Michele Puzio, ritenuto elemento apicale del clan Moccia.

Quando Mario Pezzella fu ucciso, suo fratello, il boss Francesco Pezzella, non conosceva l’identità dei killer e non sapeva che fossero appartenenti al clan Moccia, che tra le altre cose erano loro alleati.

L’innominabile, sul momento, diede ordine di uccidere 3 persone.

Frattamaggiore
Frattamaggiore

Michele Puzio fu arrestato nel 2015 dagli Operatori dell’Arma dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna e della Compagnia di Casoria.

Michele Puzio, quando fu arrestato, divenne collaboratore di giustizia e confessò anche l’omicidio di Mario Pezzella.

Un periodo di tensioni, di rotture e di resistenza

Ad Arzano iniziarono le rotture, gli intrighi e gli scontri tra i clan Cristiano, Mormile, Monfregolo, Landolfo e di conseguenza, anche se “lateralmente”, tra i clan PezzellaOrefice, Ciccarelli e il clan Moccia.

Il clan Cristiano, si trovò contro il clan Mormile e Monfregolo, per la gestione delle piazze di spaccio nella 167 di Arzano, zona ambita e in parte gestita anche dal clan Ciccarelli e il clan Moccia.

Il clan Monfregolo iniziò un vero e proprio scontro con il clan Mormile.

Quindi, c’erano Pasquale Landolfo, detto ‘o zannut, storico referente del boss Francesco Pezzella su Frattaminore,nonché alleato del clan Monfregolo,da un lato.

Pasquale Cristiano, residente a Frattaminore e ex boss del clan Cristiano, “in mezzo”, anche se escluso dai giochi perché fu arrestato e diventò collaboratore di giustizia.

Cardito
Cardito

E Vincenzo Mormile, cognato di Pasquale Cristiano.

Pasquale Landolfo, in seguito proprio alla rottura dei rapporti tra il clan Monfregolo e gli ex alleati, intraprese una serie di ritorsioni nei riguardi proprio del clan Mormile e di soggetti a questo legati, i quali, a loro volta, reagirono con altri atti violenti contro il gruppo Landolfo.

Quest’ultimo fece una sfilata armata per le strade di Frattaminore e, in quella occasione Pasquale Landolfo, l’unico a volto scoperto, alla guida di un commando di centauri, tutti con volto coperto da caschi integrali, lanciò un monito al clan Mormile, rivendicando la sua forza intimidatrice sul territorio.

Gli episodio proseguirono con una sparatoria contro l’abitazione di Vincenzo Mormile.

Pasquale Landolfo mantenne la posizione, insieme a tutti i gruppi della confederata resistenza, dei clan Monfregolo, Pezzella-Orefice, Cimmino, Sautto-Ciccarelli.

Il bunker del boss Francesco Pezzella

Il super boss Francesco Pezzella, l’innominabile, si era fatto realizzare, nel suo scantinato, un bunker foderato di alluminio e illuminato da una torcia dove tenere i suoi summit di camorra lontano da occhi indiscreti e da eventuali visite “indesiderate” da parte delle Forze dell’Ordine.

Francesco Pezzella era ossessionato dalla sicurezza e da come fare in modo che le tecnologie non potessero essere utilizzabili contro di lui.

Piazza Umberto I a Frattamaggiore
Piazza Umberto I a Frattamaggiore

Gli interventi delle Interforze dello Stato contro il clan Pezzella: gli arresti e le posizioni

In seguito ad diversi mandati di arresto emanati dalla Dda di Napoli e operazioni delle Interforze dello Stato nei confronti del clan Pezzella

molti affiliati e figure apicali finirono in manette.

Inoltre, anche se già in carcere, conseguentemente ad ulteriori blitz delle Forze dell’Ordine e indagini, alcuni soggetti furono raggiunti da ulteriori mandati di misure cautelari, tra questi:

  • Il superboss Francesco Pezzella – ergastolo – misura cautelare.
  • Pasquale Landolfo – misura cautelare, già in carcere.
  • Pasquale Lucaioli – misura cautelare.
  • Pasquale Battista – misura cautelare.
  • Maurizio Parolisi – misura cautelare.
  • Giovanni Ciccarelli – misura cautelare.
  • Ciro Ciccarelli – misura cautelare.
  • Michele Leodato – misura cautelare.
  • Gennaro Ercolanese – misura cautelare.
  • Massimo Landolfo – misura cautelare.
  • Carmela Cimmino – divieto di dimora.
  • Carmela Landolfo – divieto di dimora.

Relazione Dia

Dai risultati delle indagini svolte sul campo, inseriti nella relazione Dia aggiornata al 2023 e pubblicata dal Ministero dell’Interno, si evince che nelle zone di Frattamaggiore, Frattaminore e Cardito, il clan Pezzella permane egemone.

Nonostante ci siano frequenti incursioni da parte di clan “minori”, con ambizioni espansionistiche, per tentare di stabilire piccole piazze di spaccio e imporre tangenti ad esigue attività commerciali, il clan Pezzella, ha dimostrato una supremazia “militare” e un saldo controllo dell’area.

Alcune porzioni dei comuni sopra citati, sarebbero controllate da referenti del clan Moccia, ma Il clan Pezzella domina su tutte le principali piazze di spaccio, gestisce completamente i grandi affari illeciti e le riscossioni di tangenti importanti.

Operazione dei Carabinieri nel bunker di Francesco Pezzella
Operazione dei Carabinieri nel bunker di Francesco Pezzella

Il clan Pezzella è riuscito a mantenere la posizione ad ogni attacco subito, indebolendo, respingendo e cacciando tutti i clan antagonisti dai propri territori.

Anche in un’area instabile come quella di Frattamaggiore, Frattaminore, Cardito e zone limitrofe.

Il clan Pezzella oggi

Successivamente all’arresto del super boss Francesco Pezzella, insieme a suoi diversi luogotenenti e, il conseguente decesso di alcuni di essi, compreso importanti elementi apicali del gruppo, nel corso del tempo, il clan è rimasto nella propria posizione di dominio.

Ha proseguito i suoi affari illeciti, mantenendo il controllo sui propri territori.

La “confederazione criminalePezzella, grazie a fidatissimi uomini e una nuova generazione di ras e nuove leve ha continuato a manifestare la propria supremazia nei propri settori d’interesse.

Gli affari del clan Pezzella permangono soprattutto traffico di armi, traffico di sostanze stupefacenti, grandi piazze di spaccio, omicidi ed estorsioni.

Arresti clan Pezzella

Con il rinnovo dell’organico del clan, il gruppo Pezzella è riuscito ad inserirsi nel sistema della manipolazioni delle gare d’appalto e delle estorsioni alle ditte dei grandi lavori pubblici.

Servendosi di faccendieri, il clan Pezzella ha allacciato legami con imprenditori, politici e funzionari delle amministrazioni pubbliche e, con figure con le quali ha ottenuto favori, scambi di voti.

L’organizzazione criminale ha imposto i propri uomini in ogni ruolo che potesse portare al gruppo guadagni e vantaggi.

Avendo ancora polso sui propri territori, avendo espanso i propri affari illeciti di centinaia di milioni di euro e avendo dimostrato una netta supremazia organizzativa, strategica e militare, il clan più potente di Frattamaggiore, Frattaminore e Cardito, è il clan Pezzella.

Giuseppe De Micco

Giuseppe De Micco è un giornalista di inchiesta. Si occupa soprattutto di criminalità organizzata in Campania

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