Dolore e commozione ai funerali di Giulia Tramontano, la 29enne uccisa per mano del compagno Alessandro. All’esterno della parrocchia Santa Lucia di Sant’Antimo è apparso uno striscione strappalacrime: “Chiudiamo gli occhi Thiago, li aprirai in un posto migliore… Promesso”.
Giulia Tramontano, dolore ai funerali della 29enne uccisa
Sono da poco iniziati i funerali della 29enne uccisa a Milano incinta di 7 mesi. La bara con il corpo della giovane è arrivata poco prima delle ore 14 presso la Parrocchia.
Questa mattina anche i negozi normalmente aperti di domenica hanno abbassato le seracinesche in rispetto al dolore che unisce tutti i cittadini in questo giorno di tristezza. Il sindaco ha anche proclamato il lutto cittadino per la giornata odierna e su tutti gli edifici pubblici sono state alzate le bandiere a mezz’asta.
La famiglia ha chiesto la “massima osservanza di tale volontà (la forma privata dell’ultimo saluto) ad ulteriore riprova della vicinanza e dell’affetto che l’intera comunità ha già sentitamente dimostrato”. In chiesa infatti sono entrate solo le persone autorizzate dai parenti.
Lo striscione
All’esterno della chiesa sono stati affissi tanti striscioni, tra cui il più strappalacrime che ritrae Giulia e il piccolo bimbo con le ali da angelo e la scritta: “Chiudiamo gli occhi Thiago, li aprirai in un posto migliore.. Promesso”.
Volo di palloncini bianchi e silenzio
I residenti di Sant’Antimo hanno rispettato il volere dei familiari distrutti dalla perdita di Giulia: hanno aspettato in rigoroso silenzio al di fuori della chiesa ma senza far mancare la propria presenza. Subito dopo, all’uscita del feretro, i residenti hanno fatto lasciar via palloncini bianchi.
“Giulia può essere indicata come una testimone, una martire“, ha detto il vescovo di Aversa, Angelo Spinillo, che con il parroco don Salvatore Coviello, presiede la cerimonia dei funerali di Giulia Tramontano. “Lei è una testimone perché portava la vita dentro di sé “, ha proseguito mons. Spinillo, parlando con i giornalisti prima di entrare in chiesa. Davanti a tanta violenza “c’è solo da dire – aggiunge – che abbiamo perso la capacità di rapportarci alla vita“.
