Cronaca

Bancarotta fraudolenta, maxi sequestro e 14 persone indagate: il blitz dei finanzieri a Napoli

Blitz dei finanzieri in provincia di Napoli: scoperta la bancarotta fraudolenta di una società del settore calzaturiero di Grumo Nevano, quattordici le persone indagate. L’operazione nella giornata di ieri, 28 luglio, a conclusione delle indagini durate circa tre anni e condotte del gruppo della guardia di finanza di Frattamaggiore, diretto dal maggiore Carmine Bellucci. Come riporta l’edizione odierna de Il Mattino.

Napoli, bancarotta fraudolenta: sequestro e 14 persone indagate

Le fiamme gialle hanno notificato a 14 persone avvisi di garanzia per i reati che vanno dalla bancarotta fraudolenta all’emissione di false fatturazioni per oltre 250mila euro all’autoriciclaggio di risorse finanziarie. Contestualmente è stato eseguito il sequestro di 260mila euro, di sette immobili, circa 30 costosi macchinari per la produzione di calzature e quote di partecipazione riconducibili a tre società del settore, tra le quali quella per cui era stato avviato l’iter del fallimento e due cosiddette “cartiere”, intestate a “teste di legno” e nella quali finivano le attrezzature e gli stessi operai della società fallita.

I militari, oltre ad eseguire l’ordinanza di sequestro disposta dal gip del tribunale di Napoli Nord e richiesta dalla procura aversana hanno anche eseguito una decina di perquisizioni nelle sedi delle tre società e nelle abitazioni private di tutte le 14 persone indagate.

Le verifiche contabili da parte della guardia di finanza hanno anche consentito di accertare il totale dei debiti erariali e commerciali, ammontanti a un milione e ottocentomila euro.

La vicenda

L’indagine era iniziata nel 2020, nel corso delle abituali verifiche che le fiamme gialle attuano quando parte la procedura di fallimento di un’azienda. Nel caso dell’azienda calzaturiera di Grumo Nevano gli inquirenti hanno subito intuito che molte cose non quadravano.

Nel corso degli accertamenti, i finanzieri di Frattamaggiore hanno appurato che oltre a persone dello stesso nucleo familiare del titolare della ditta in procinto di essere dichiarata fallita, che dei veri e propri prestanome sono risultati essere intestatari delle altre due “nuove” società, che con gli stessi operai e le stesse attrezzature, riversate dalla ditta in fallimento, avevano continuato a produrre le stesse calzature anche se con marchi diversi.

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