Inchiesta

Quali sono i clan di camorra più potenti della zona di Caivano | La storia e i protagonisti, il clan Gallo-Angelino

Quali sono i clan di camorra più potenti della zona di Caivano? L’organizzazione criminale più potente del mondo è la camorra. A dichiararlo è la Dia, il Reparto di Investigazione di massimo livello, la cui relazione 2023 aggiornata è stata di recente pubblicata dal Ministero dell’Interno. Le indagini svolte su oltre 200 famiglie di camorra hanno permesso di identificare migliaia di affiliati operanti in Campania, in altre regioni italiane e nazioni. Inoltre, la camorra, presente in diversi continenti, fattura annualmente centinaia di migliaia di milioni di euro. Il resoconto che segue riguarda il più potente clan di Caivano, il clan Gallo-Angelino

Camorra: il clan più potente della zona di Caivano, il clan Gallo-Angelino, la storia

Il controllo criminale di Caivano è sempre stato conteso tra i cosiddetti caivanesi e i napoletani. Già a metà degli anni ’90, dopo la scarcerazione di vari elementi di spicco della Nco di Raffaele Cutolo, si contrapposero due schieramenti. Da un lato c’erano i paesani-caivanesi, allora capeggiati da Salvatore Natale e da Giuseppe Marino detto “Peppe ‘o biondo” e dall’altro lato c’erano i napoletani, chiamati così perché emigrati nel Parco Verde di Caivano dopo il terremoto del 1980, comandati da Alfredo Russo e da Domenico, Antonio e Massimo Ciccarelli.

Negli anni duemila diversi blitz e arresti, videro il boss Antonio Ciccarelli in manette. Poi, in libertà dopo due anni e qualche mese, ma agli arresti domiciliari, per l’omicidio del collaboratore di giustizia Salvatore D’Ambrosio, che assassinò con un colpo d’arma da fuoco in bocca, per interessi, di affari illeciti, strinse un accordo con il boss Massimo Gallo.

Antonio Ciccarelli
Antonio Ciccarelli

Il passaggio del comando al boss Massimo Gallo

Finito il periodo delle misure cautelari trascorso nella sua abitazione nel Parco Verde di Caivano, il boss Antonio Ciccarelli, nel 2011 venne scarcerato e così riprese il controllo di tutte le attività illecite a Caivano, principalmente il traffico di droga nel Parco Verde e decise di affidare al boss Massimo Gallo, in esclusiva, il compito di rifornire le piazze di spaccio di zona.

Massimo Gallo
Massimo Gallo

Il ritorno dei caivanesi, la nascita del clan protagonista Gallo-Angelino

I recenti arresti dei tre fratelli Ciccarelli e dei vertici del clan Sautto, però, hanno creato un vuoto di potere a Caivano che, nel febbraio 2020, è stato occupato totalmente da Massimo Gallo e Antonio Angelino, detto “Tibiuccio”. Secondo gli investigatori della Dda di Napoli, il clan si pone in posizione paritaria e anche di conflitto con gli altri gruppi criminali napoletani, anche quelli di Secondigliano con i quali ci sarebbe un latente scontro per la gestione delle piazze di spaccio.

L’entrata in scena del boss Antonio Angelino

Un patto criminale avrebbe tenuto sotto scacco l’imprenditoria e il commercio di Caivano. Da una parte il clan Angelino e dall’altra alcuni politici locali. Due mondi che, almeno secondo le regole della democrazia, dovrebbero essere su “sponde” completamente opposte e che invece avrebbero stretto un accordo inconfessabile. Questo è il cuore pulsante dell’inchiesta della Dda di Napoli che ha emesso un decreto di fermo nei confronti di 8 indagati. Le accuse riguardano l’associazione di tipo camorrista, le estorsioni aggravate dal metodo camorristico e la corruzione. È stato accertato che dal giugno 2022 all’agosto del 2023 c’è stata una relazioneper imporre le estorsioni e condizionare gli appalti dei lavori pubblici in cambio di una tangente pagata dai vincitori. Alla fine i soldi sarebbero finiti nella cassa del clan Gallo-Angelino per poter mantenere gli affiliati e i detenuti, parallelamente, il denaro sarebbe servito anche per assicurarsi una rete di appoggi al fine di evitare gli interventi delle Forze dell’Ordine.

Antonio Angelino
Antonio Angelino

Il sistema ambiguo e inquietante

Oltre alla gestione del racket ai commercianti, Antonio Angelino, Giovanni Cipolletti e Massimiliano Volpicelli avrebbero creato un Sistema di gestione camorristica dell’attività amministrativa di Caivano, ben collaudato e radicato nel tempo. Quindi avrebbero condizionato gli affidamenti dei lavori pubblici comunali, fondati sulla corruzione, avente come perno il dirigente del settore lavori pubblici Vincenzo Zampella, il quale, in accordo con l’ex assessore Carmine Peluso, l’ex consigliere Giovanbattista Alibrico, tecnici privati come Martino Pezzella ed esponenti politici come Armando Falco, in qualità di intermediari, avrebbero affidato i lavori alle ditte compiacenti. Gli imprenditori avrebbero poi, in cambio delle aggiudicazioni, pagato il funzionario e gli amministratori pubblici, e, parallelamente, sarebbero stati costretti a dare soldi al clan anche tramite l’intermediazione dei soggetti pubblici.

Caivano Parco Verde
Caivano Parco Verde

Il boss con i contatti nel comune di Caivano

Centrale era la figura del boss Antonio Angelino, che avrebbe indicato agli affiliati i nomi degli imprenditori e dei commercianti da vessare. Inoltre, il capoclan “Tibiuccio” avrebbe avuto contatti con Carmine Peluso, Giovanbattista Alibrico, Martino Pezzella e Armando Falco, quindi il comparto politico-amministrativo, che si sarebbe informato sulle imprese aggiudicatarie dei lavori pubblici, mentre le stesse avrebbero ricevuto l’incarico grazie alle determine firmate dal dirigente Vincenzo Zampella. Così la camorra e i “colletti bianchi” avrebbero avuto, di fatto, in pugno gli appalti da concedere ai loro favoriti. Il giro delle mazzette avrebbe avuto un ordine preciso, i soldi sarebbero stati versati dagli imprenditori ai politici e al funzionario in cambio degli affidamenti, dopodiché, una quota sarebbe finita nelle tasche degli affiliati del clan Angelino.

Martino Pezzella
Martino Pezzella

I legami tra la camorra e il sottobosco dell’imprenditoria

Giovanni Cipolletti e Massimiliano Volpicelli avrebbero eseguito le richieste estorsive del boss Antonio Angelino, gli imprenditori sarebbero stati costretti a pagarli per poter proseguire i lavori. Sempre i due uomini di fiducia del boss si sarebbero occupati di tenere i contatti con Carmine Peluso, Giovanbattista Alibrico, Martino Pezzella e Armando Falco. Quel filo rosso avrebbe assicurato anche informazioni al clan in merito all’aggiudicazione degli appalti. Emblematiche della metastasi comunale sarebbero le parole di Giovanni Cipolletti captate in un’intercettazione con Tibiuccio:

(…) Ma ci devono dare i soldi, i primi sono gli Assessori Comunali che hanno preso la delibera e hanno avuto la “mazzetta” subito in tasca”(…).

Giovanbattista Alibrico
Giovanbattista Alibrico

Gaetano Angelino era il braccio destro del boss e suo autista, infatti, avrebbe partecipato alle riunioni del clan nelle quali si sarebbero pianificati il racket e l’assegnazione dei lavori pubblici da dare alle imprese “amiche”. L’altro uomo di fiducia di Antonio Angelino sarebbe stato Raffaele Bervicato che si sarebbe occupato del pizzo, mentre a Raffaele Lionelli sarebbe stato dato il compito di occuparsi dell’arsenale del clan e di tenere i contatti con gli affiliati detenuti.

Caivano
Caivano

Tra la camorra e la Politica

Giovanbattista Alibrico e Armando Falco si sarebbero avvicinati ai vincitori degli appalti per intascare i soldi destinati al clan, ma una parte sarebbe stata trattenuta dall’ex consigliere di maggioranza e dall’ex renziano. Entrambi avrebbero anche informato i vertici del clan in merito alle imprese vincitrici e sui costi di aggiudicazione degli appalti. Secondo gli inquirenti sarebbero proprio Giovanbattista Alibrico e Armando Falco gli anelli di congiunzione tra  i due mondi, poiché avrebbero indirizzato le aggiudicazioni alle ditte compiacenti grazie al sostegno del dirigente Vincenzo Zampella. Anche Martino Pezzella sarebbe stato l’intermediario tra l’assessore Carmine Peluso, Giovanbattista Alibrico e Vincenzo Zampella, e i vertici del clan come Antonio Angelino, Giovanni Cipolletti e Massimiliano Volpicelli.

Le complicità con il dirigente comunale

Un ruolo importante dell’inchiesta della Procura è giocato da Vincenzo Zampella, capo settore ai Lavori Pubblici del Comune di Caivano che avrebbe cooperato con Carmine Peluso, Giovanbattista Alibrico e Armando Falco. Quindi gli indagati avrebbero scelto le ditte a cui affidare i lavori pubblici, in forma diretta, attraverso il metodo della somma urgenza, e in procedura negoziata. Le imprese sarebbero state indicate dai colletti bianchi in cambio di tangenti, le stesse poi finite nelle tasche dei politici e dei camorristi.

I recenti interventi delle Forze armate dello Stato nei confronti del clan Gallo-Angelino

Diciotto persone sono state arrestate dagli Operatori dell’Arma dei Carabinieri nell’ambito di un’inchiesta sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nelle attività di governo e dell’amministrazione del comune di Caivano (sciolto per mafia dal Consiglio dei ministri lo scorso 16 ottobre) in particolare nella gestione degli affidamenti degli appalti per i lavori pubblici. I provvedimenti scaturiscono da un’intensa attività investigativa condotta dalle Forze dello Stato iniziata nel novembre 2022, sino a luglio 2023 e svolta sotto costante direzione della Dda di Napoli. Secondo le risultanze delle indagini, in più di un’occasione, i pubblici dipendenti si ponevano come intermediari tra gli imprenditori e i camorristi nella richiesta del pagamento delle estorsioni, ovvero nel ritiro del denaro. Gli stessi imprenditori, se da una parte erano vittime della richiesta estorsiva, dall’altra riuscivano ad ottenere gli incarichi attraverso dazioni corruttive ad amministratori e dirigenti comunali compiacenti. Tra gli ulteriori 9 indagati c’è anche Antonio Angelino, considerato a capo del clan di camorra operante su Caivano.

Caivano incursione dei Carabinieri
Caivano incursione dei Carabinieri

Relazione Dia

Come documentato dalle più recenti investigazioni, risulterebbe ormai consolidata la supremazia del clan Moccia, nonostante il clan sia stato colpito da incisive azioni repressive che hanno già portato alla condanna di numerosi capi e luogotenenti e fiancheggiatori. Alcuni soggetti finiti in manette hanno deciso di collaborare con la giustizia, anche se il vero punto di forza del clan Moccia è l’ambiguità e la strategia, di non dichiararsi collaboratori di giustizia, ma semplicemente scegliere la “dissociazione”, ovvero, un’altra norma del sistema, utilizzata un tempo anche dalle Brigate rosse.

Secondo alcuni ex affiliati, oggi a piede libero, in qualsiasi altro clan di camorra, la scelta della dissociazione avrebbe causato dissensi e ripercussioni gravissime, al pari di un tradimento, mentre nel clan Moccia tale strategia è stata considerata dagli altri boss e affiliati una scelta saggia e rispettosa del regolamento di omertà interno al gruppo.

Il clan Moccia, rappresenta un aggregato criminale di considerevoli dimensioni, per numero di affiliati e per vastità del territorio controllato, attivo nelle aree dell’hinterland settentrionale di Napoli (Afragola, Casoria, Crispano, Caivano, Frattamaggiore, Frattaminore, Cardito ed Arzano) e che, nel tempo, è divenuto una sorta di confederazione composta da diversi gruppi con una propria autonomia e competenza territoriale.

Nel 2018, l’operazione “Leviathan”, messa in atto dal Centro operativo Dia di Napoli, con l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 45 affiliati al citato clan, ha permesso anche di svelare la struttura “piramidale” dell’organizzazione. Nel provvedimento, il Gip descrive l’associazione come aggregato di plurimi gruppi criminali locali, ciascuno dei quali guidato da un “senatore”, ossia un esponente storico del clan, preposto al controllo di uno o più porzioni territoriali sottoposte al potere egemonico del clan. Si possono citare alcune zone come Afragola, Casoria, Arzano, Cardito, Caivano, Crispano, Frattamaggiore e Frattaminore, ognuna dotata di una certa autonomia gestionale. I rapporti con la base del gruppo sono curati da “luogotenenti”, legati al “senatore” da un vincolo fiduciario.

Caivano intercettazioni video del clan Gallo-Angelino
Caivano intercettazioni video del clan Gallo-Angelino

I “senatori” sono tenuti a rendere conto del proprio operato ad un superiore, che funge da coordinatore delle diverse sezioni territoriali del clan, nominato direttamente dalla famiglia Moccia e loro referente diretto, il quale pianifica strategie operative comuni alle cellule territoriali, rimedia ad eventuali contrasti interni, rappresenta l’organizzazione all’esterno. Il comando dell’intera organizzazione è nelle mani dei componenti della famiglia Moccia i quali, pur mantenendo una posizione defilata allo scopo di ridurre al minimo il rischio di eventuali coinvolgimenti in attività investigative, continuano a dirigere a distanza il cartello camorrista tramite il coordinatore, al quale veicolano riservatamente le decisioni sulle questioni di maggiore importanza associativa.

Tale assetto ha consentito alla compagine criminale di superare le criticità derivanti dalle numerose inchieste giudiziarie e di conservare una considerevole capacità operativa che la colloca tra le più insidiose organizzazioni camorristiche nel panorama nazionale. Nonostante il radicamento territoriale a nord della provincia napoletana, la famiglia Moccia, infatti, è riuscita ad estendere la sua sfera di influenza ben oltre il territorio di origine come documentato dalle indagini che hanno messo in evidenza le loro solide e funzionali relazioni con altri gruppi, anche non camorristici, consentendogli di effettuare numerosi investimenti patrimoniali, soprattutto a Roma, dove una parte importante della famiglia Moccia si è insediata.

Caivano Parco Verde
Caivano Parco Verde

L’enorme disponibilità finanziaria ha consentito al clan di diversificare gli investimenti in molteplici settori dell’economia, grazie anche alla spiccata attitudine a stringere relazioni con qualificati soggetti gravitanti negli ambienti imprenditoriali e della politica. Mercoledì 19 ottobre 2022, gli Operatori dell’Arma dei Carabinieri e della Polizia di Stato hanno eseguito un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso a carico di 6 affiliati al clan Moccia accusati di associazione camorrista, nonché di porto e detenzione illegale di armi da guerra con relativo munizionamento.

Il citato provvedimento restrittivo ha colpito un’articolazione del clan Moccia, operante nel rione “Salicelle” di Afragola, al cui interno, dal mese di ottobre 2020, si sono registrate forti scontri tra i livelli più bassi della manovalanza sfuggiti al controllo del quadro direttivo e continue minacce di conflitto e di propositi omicidiari. Alla base dei dissidi, risulterebbe il venir meno dei livelli intermedi in ragione delle numerose azioni repressive che hanno colpito il clan e che fungevano da snodo comunicativo tra il vertice ed i livelli più bassi. Le tensioni avrebbero raggiunto il loro momento più critico in occasione di un summit, organizzato a Cardito nel luglio 2022, durante il quale sarebbe emerso il proposito di avviare uno scontro armato per monopolizzare le attività del clan, piazze di spaccio, estorsioni e altre attività illecite del gruppo. Nello stesso contesto sarebbe stato organizzato l’omicidio di un pregiudicato, dedito allo spaccio di stupefacenti, poi consumato ad Afragola sabato 31 dicembre 2022.

Riguardo agli interessi illeciti del clan Moccia, l’operazione “Morfeo”, messa in atto dalle Interforze armate dello Stato, mercoledì 20 aprile 2022, ha messo in luce la componente imprenditoriale del gruppo costituita da impresari considerati “fiduciari” dei fratelli Moccia e tramite i quali sono stati eseguiti investimenti in settori quali la fornitura di materiali edili, il commercio di olii minerali, la compravendita di auto e la raccolta di olii esausti di origine alimentare. Inoltre, sono state accertate infiltrazioni e la manipolazioni delle procedure di gara finalizzate all’aggiudicazione di appalti pubblici, connessi con la realizzazione di infrastrutture ferroviarie, in particolare la “Tav” di Afragola, alle quali avrebbero partecipato anche componenti del clan in qualità di soci occulti.

Caivano blitz nella notte dei Carabinieri al clan Gallo-Angelino - 20 arresti
Caivano blitz nella notte dei Carabinieri al clan Gallo-Angelino – 20 arresti

Relazione Dia nel Comune di Caivano, il clan Moccia, il clan Sautto-Ciccarelli e l’erede clan indipendente Gallo-Angelino

Secondo il disegno delle organizzazioni criminali realizzato dagli Inquirenti, ai vertici di controllo e comando di una vasta area comprendente diversi comuni permane il clan Moccia, compreso Caivano, ma non si esclude che in ognuno di questi comuni vi possano essere anche clan di camorra legati solo in parte ai Moccia, o addirittura distaccati completamente, autonomi e indipendenti a pieni poteri. Nel Comune di Caivano, il clan Sautto-Ciccarelli, e oggi Sautto-Ciccarelli equivale a dire anche clan Gallo-Angelino, gestirebbe in via esclusiva tutte le attività illecite e, in particolare, le numerose piazze di spaccio del complesso popolare denominato “Parco Verde”, considerato uno dei principali mercati di stupefacenti a cielo aperto dell’Europa occidentale.

Nel Parco verde risiedeva, agli arresti domiciliari, anche Anna Mazza, moglie di Gennaro Moccia ucciso in un agguato camorristico nel 1976 e madre dei fratelli Moccia dell’attuale clan e prima donna in Italia ad essere arrestata per associazione camorristica, sino alla sua morte avvenuta all’età di 80 anni, lunedì 25 settembre 2017. Per quanto riguarda il clan Sautto-Ciccarelli, l’operatività del gruppo è stata documenta dall’ordinanza di custodia cautelare eseguita, martedì 14 dicembre 2022 dagli Operatori dall’Arma dei Carabinieri, a carico di numerosi affiliati all’organizzazione criminale.

Nel provvedimento, il Gip, facendo riferimento a precedenti ordinanze cautelari, definisce il cartello come un complesso, articolato ed imponente sistema camorristico che nella sua attuale configurazione, a partire dagli ultimi mesi del 2014, ha egemonizzato le attività criminali ed in particolare i traffici di sostanze stupefacenti nell’ambito del territorio del Comune di Caivano, in particolare nei rioni di edilizia pubblica residenziale siti alla via Circumvallazione Ovest, ripetiamo, il cosiddetto “Parco Verde”, alla via Atellana, nel rione delle palazzine dell’Istituto autonomo delle case popolari, anche noto come “Bronx”, che nel corso degli anni, è divenuto il riferimento delle organizzazioni criminali campane, e non solo, attive nei traffici di droga.

Caivano Parco Verde
Caivano Parco Verde

Nel documento emerge come il clan Sautto-Ciccarelli abbia adottato nel territorio di influenza, singolari modalità organizzative, prevedendo, oltre alle piazze di spaccio gestite direttamente dal clan, la suddivisione di altre zone assegnate a singoli affiliati, anche a soggetti esterni, o vicini all’associazione, con accordi di gestione autonoma, originando, così, una serie di sub-organizzazioni criminali. Tali sottogruppi, seppur con margini di autonomia, devono far riferimento, dal punto di vista economico e funzionale al clan Sautto-Ciccarelli, con l’obbligo di rifornirsi da loro in via esclusiva e alle condizioni economiche imposte. Il consistente volume d’affari nel narcotraffico e la dimensione ultraregionale del clan Sautto-Ciccarelli sono documentati nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita, martedì 29 novembre 2022 dalla Polizia di Stato di Catania  durante l’Operazione denominata “Zeus”, a carico di 24 imputati di associazione di tipo camorrista, spaccio di stupefacenti, estorsione, detenzione illegale di armi, ricettazione e altro, aggravati dalla finalità di agevolare l’associazione criminale di appartenenza.

Il clan Gallo-Angelino, oggi

Nonostante diversi e duri interventi delle Interforze dello Stato abbiano tratto in arresto diversi capoclan, luogotenenti e affiliati del clan Gallo-Angelino, grazie a nuove leve e a ras con legami di sangue alla famiglia, ancora a piede libero, il gruppo permane egemone nel comune di Caivano. Ben armati, con affiliati storici di esperienza di guerriglia urbana, quindi con una massiccia capacità militare e una “fanteria” di cosiddetti “pisciazzielli”, ovvero giovani e nuovi affiliati, il clan Gallo-Angelino è attivo, egemone nelle piazze di spaccio, nelle estorsioni e in diverse attività illecite, che garantiscono proventi di moltissimi milioni di euro. Il clan Gallo-Angelino è attualmente il clan di camorra più potente di Caivano.

Giuseppe De Micco

Giuseppe De Micco è un giornalista di inchiesta. Si occupa soprattutto di criminalità organizzata in Campania

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